In occasione della “Giornata della cultura civile”, tenutasi mercoledì 9
novembre presso l’“Orto dei Pensatori”, l’Università di Macerata ha dato vita
ad un incontro con la sorella del magistrato antimafia Giovanni Falcone.
Grazie all’instancabile opera di testimonianza di Maria Falcone, è riaffiorata alle menti
di tanti studenti e dei cittadini presenti, la figura del magistrato che si è battuto nella
lotta contro la mafia.
La giornata si è aperta con vari interventi condotti, in particolare, dai docenti
Benedetta Barbisan, Stefano Pollastrelli e Lina Caraceni, del vicepresidente del
Consiglio degli studenti Jacopo Sammassimo e del dottorando Tommaso Santilli, che
si è occupato della realizzazione di una serie di interviste incentrate sull’antimafia
palermitana.
Di notevole importanza è stato l’intervento del neorettore dell’Ateneo John McCourt,
il quale introduce la testimonianza affermando che “tutto il sapere del mondo non è
abbastanza se non è accompagnato dalla volontà di usarlo per contribuire a costruire
un mondo giusto”.
La carismatica professoressa Maria Falcone, nonché fondatrice della “Fondazione
Falcone”, ravviva in tutti i presenti il ricordo di suo fratello sostenendo fermamente
l’idea che Giovanni, nonostante tutto, continua a vivere nel tempo: “Non credo lui sia
morto, se dopo 30 anni siamo qui a parlare della sua vita”.
Quello lanciato dalla professoressa Falcone è un messaggio di incoraggiamento rivolto
soprattutto a noi studenti e ai più giovani di vivere la vita con uno spirito di civiltà,
facendo emergere in loro la forza di seguire l’esempio di Giovanni, persona non così
diversa da ognuno di noi. Lei stessa invita ciascuno a “fare il proprio dovere, niente di
più”.
Il messaggio che viene trasmesso è quello di pensare alla collettività e al benessere
comune, ancor prima del proprio, seguendo l’esempio di suo fratello.
Così come Giovanni Falcone ha cercato di dare quella speranza alla Sicilia, tutti noi
siamo chiamati a far emergere la forza e il coraggio anche laddove le situazioni da
contrastare sono buie e rischiose. La mafia, infatti, è un fenomeno umano e proprio
perché tale è soggetto a una nascita e a una morte. Questo è un forte punto di partenza
per essere ancora più potenti in questa battaglia contro la criminalità.
La mattinata è stata intervallata da un dialogo tra noi studenti e la professoressa
Falcone che si è resa disponibile a rispondere alle nostre domande e a riflettere con
noi sulle principali tematiche che hanno interessato la vita di suo fratello. Tutto ciò è

stato possibile grazie agli interventi di moderazione della professoressa Rosita
Pretaroli.
L’evento conclusivo della mattinata ha previsto una piccola cerimonia di consegna
dell’Albero di Falcone, da parte del comandante dei Carabinieri Forestale delle
Marche Gianpiero Andreatta. La gemma del Ficus, che cresce all’ingresso della casa
palermitana del giudice, rappresenta un simbolo vivo di legalità che come
quest’ultima andrà curata e cresciuta.
Con questo gesto di chiusura Maria Falcone saluta tutti i presenti e riceve il sigillo
dell’Università consegnatole dal Magnifico Rettore John McCourt.

A cura delle studentesse Buscarini Sofia e Murtezani Sherife